Erich Linder (1924-1983) è una figura centrale nel panorama culturale italiano: a capo dell’Agenzia Letteraria Internazionale (ALI) ha dato centralità e consolidato in Italia la figura dell’agente letterario, rappresentando i principali autori italiani e stranieri del secondo Novecento. L’Archivio ALI-Erich Linder, che raccoglie la corrispondenza editoriale dell’ALI, costituisce dunque una riserva ricchissima di informazioni sulle dinamiche tra autori, editori, traduttori e agenti esteri.
Erich Linder, Il dio di carta (così è intitolata la sua biografia, a firma di Dario Biagi, Roma, Avagliano, 2007) è stato riconosciuto come determinante per comprendere lo sviluppo del sistema editoriale italiano del secondo Novecento: nel 2003 il volume a cura di Martino Marazzi Erich Linder. Autori, editori, librai, lettori (Milano, FAAM) ha dato voce a Linder raccogliendo alcune interviste in cui l’agente illustra la sua concezione del mondo editoriale e del ruolo che vi svolgono i diversi attori (autori, editori, librai, lettori), seguite da un’appendice nella quale vengono riprodotte alcune lettere rappresentative della ricchezza e varietà dell’Archivio, mentre il volume L’Agente (Segreto) Letterario da Erich Linder a oggi (a cura della FAAM, Cremona, Sylvestre Bonnard, 2004) ha messo in rilievo il suo rapporto con gli editori e ha rilevato le specifiche funzioni dell’agente letterario nelle dinamiche della produzione culturale della modernità matura.
Non sono mancati studi sul ruolo fondamentale che Linder ha svolto nella penetrazione della letteratura straniera (e angloamericana in particolare) in Italia, e nella diffusione della letteratura italiana all’estero.
Linder, anche grazie alla conservazione del suo archivio, è dunque ormai un “incontournable” degli studi sull’editoria italiana. Per citare Vittore Armanni: «dall’archivio Linder non si potrà dunque prescindere se si vorranno comprendere pienamente non solo i percorsi che l’editoria ha compiuto in passato […] ma anche le prospettive future, perché Linder ha “plasmato” le case editrici giocando un ruolo di primo piano nell’elaborazione delle loro strategie» (da L’archivio di Erich Linder presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, in Erich Linder. Autori, editori, librai, lettori, 2003, p. 65).
Il progetto Caro Linder ambisce a valorizzare la figura di Linder non solo come imprenditore, ma anche come editor, aggiungendo a una prospettiva di sociologia della letteratura anche un affondo di taglio filologico. Accanto alle missive di carattere legale e amministrativo si trovano, infatti, numerose occorrenze in cui l’agente assume pienamente un ruolo di editor con acuta sensibilità critico-letteraria: consiglia titoli, suggerisce modifiche ai testi, esprime pareri e giudizi sullo stile o sulle strutture compositive e narrative. Altre volte sono le lettere inviate a Linder dagli autori a contenere indicazioni ermeneutiche: lamentandosi per i “tradimenti” degli editori o dei traduttori, ad esempio, gli scrittori spiegano e giustificano l’identità e le finalità della loro opera. Il caso più celebre è forse quello di Elsa Morante che, in occasione della traduzione americana della “Storia”, spiega a Linder perché è insoddisfatta del titolo, che tradisce il senso del romanzo (si veda il contributo di Giovanna Rosa nella raccolta di saggi “La Storia” di Elsa Morante, a cura di S. Sgavicchia, Pisa, ETS, 2012) e della copertina, troppo lugubre (lo ricorda Biagi nella sua monografia, p. 136); quanto all’ “Isola di Arturo”, invece, sottolinea l’importanza di elementi solo apparentemente esteriori, come le spaziature tra i paragrafi.
Guardando, quindi, all’Archivio Linder da una prospettiva filologica ed ecdotica non mancano elementi utili a ricostruire la storia compositiva delle opere seguite dall’agente: titoli provvisori che permettono di datare stesure; dettagli su trame e contenuti che aprono uno squarcio sul laboratorio degli scrittori; informazioni sulle impasse compositive o sugli slanci creativi, che aiutano a riordinare e/o a interpretare il dossier genetico delle opere, a individuare avantesti. Ne dà un saggio Biagi in Il dio di carta, dove attinge all’Archivio Linder per tracciare le dinamiche tra l’agente e autori come Bassani, Calvino, Morante, Sciascia, Soavi, Soldati e Tucci: pur concedendo un’attenzione ancora marginale agli aspetti di carattere compositivo, il volume di Biagi lascia già intuire come un’esplorazione a tappeto della corrispondenza di Linder con gli autori ed editori italiani – specie se messa in dialogo con gli archivi degli scrittori – possa far emergere dati di notevole interesse sulla storia compositiva e editoriale delle opere (pubblicate o rimaste inedite) del secondo Novecento, offrendo nuovi spunti ermeneutici a sostegno dell’analisi letteraria e delle indagini filologiche ed ecdotiche.
Per una bibliografia degli scritti su Erich Linder, visita la pagina dedicata nel sito della FAAM.